(di Giorgio Perini, membro del Comitato direttivo di AZIONE del FVG e della provincia di Trieste, già attachè alla Rappresentanza Diplomatica Permanente d’Italia presso l’UE a Bruxelles)
Non serve a niente essere quelli “del fare” (anzi, si rischia di “fare” solo danni!). AZIONE vuole essere il partito del “saper fare”, a livello nazionale ma anche locale. Uno dei primi obiettivi della pubblica amministrazione, a livello locale, che metta in pratica il “saper fare”, deve essere quello di incrementare l’attrattività del proprio territorio.
E non basta dichiararsi genericamente a favore di imprese, giovani e cittadini. Bisogna chiarire come! A cominciare dallo stesso termine “attrattività” che va inteso in un’ottica “olistica” – che cioè non si accontenta di un unico punto di vista ma esplora a 360 gradi tutte le opportunità percorribili. Ecco perché occorre lavorare, oltre che sull’attrattività, anche sulla diversificazione. Con quali obiettivi? Scongiurare la desertificazione economica, la marginalizzazione e lo spopolamento, in altre parole la decadenza e l’irrilevanza del territorio.
Cominciamo dall’attrattività per le imprese, anzi, per le attività economiche e magari anche quelle finanziarie (qualcuno si ricorda del progetto del cosiddetto “off-shore per i servizi finanziari ed assicurativi”, previsto dalla legge 19/91 – c.d. “legge sulle aree di confine” -, da realizzare a Trieste e mai attuato, perché affossato dalle autorità nazionali e non da Bruxelles come è stato fatto credere?).
Innanzitutto no agli aiuti a pioggia che non fanno altro che distogliere gli imprenditori dal loro obiettivo (che è quello di fare “business” ed essere competitivi) per farli diventare cacciatori di aiuti (e “clienti”, se non peggio, dei politici). Sì invece a semplificazione amministrativa (e riduzione dei relativi oneri), attuabile in qualsiasi momento in qualsiasi territorio (senza bisogno di istituire ZES – zone economiche speciali-, o “etichette” simili) che per esempio riduca al minimo tempi e costi per l’avvio di nuove imprese (molto più efficace effettuare controlli puntuali ex post che sottoporre a infinite prescrizioni ex ante che moltiplicano il rischio di fenomeni di corruzione e concussione). Il sostegno pubblico deve essere mirato (e limitato) ad incentivare comportamenti che le imprese non adotterebbero spontaneamente, per esempio per timore di perdite di competitività.
Sì soprattutto ad infrastrutture di eccellenza (energetiche, digitali ma soprattutto di trasporto) a disposizione di tutti (quindi ovviamente anche di nuovi insediamenti), a condizioni trasparenti. Se è importante garantire la diversificazione dei settori economici, non è affatto da escludere di puntare alla specializzazione nell’ambito di ciascun settore. Risultato? Meritocrazia d’impresa nel senso che tutti devono essere messi in grado di partire dalla stessa situazione e beneficiare dei medesimi vantaggi (quello che a Bruxelles viene chiamato “level playing field”), ma anche eccellenze in ciascun settore.
Strettamente collegata è l’attrattività per i giovani talenti, non importa se nativi del territorio (che vanno invogliati a restare o a ritornare se stanno già facendo un’esperienza all’estero), provenienti dal resto d’Italia, dal resto d’Europa, dal resto del mondo.
NO a regalìe come la “dote giovani” (che peraltro non interessa ai giovani di valore esattamente come il reddito di cittadinanza non interessa a chi ha valide competenze professionali) e NO a clientelismi e baronìe che premiano i mediocri e disincentivano la sana competizione.
SÌ a opportunità di valorizzazione e crescita professionale, in un ambiente privo di pregiudizi ed aperto culturalmente e linguisticamente, con servizi di orientamento e prima accoglienza e disponibilità di servizi alla famiglia. Per esempio i giovani ricercatori, anche con famiglia, che vengono a Trieste per lavorare nelle sue istituzioni scientifiche, che ne fanno un’eccellenza a livello europeo, devono trovare servizi di accoglienza di eccellenza anch’essi. L’istituzione di un punto di benvenuto che assista i nuovi arrivati in tutte le procedure necessarie, relative alla casa, alle utenze, alla famiglia, ai trasporti e ne acceleri l’integrazione nel tessuto cittadino è fondamentale. In sintesi: opportunità di lavoro e crescita professionale, servizi agli individui e alla famiglia e soprattutto, anche in questo caso, meritocrazia!
Ma l’attrattività non può essere disgiunta dalla connettività, per merci e persone, via terra (su gomma ma soprattutto su ferro, con tempi di percorrenza al passo con i tempi), via mare e via etere. Le intersezioni e i collegamenti con i principali corridoi europei ad alta velocità/alta capacità (T-TEN) e servizi efficaci di intermodalità per il trasporto merci sono fondamentali. Nel caso di Trieste l’interconnessione tra trasporto marittimo e ferroviario funzionale al sistema portuale cittadino, verso i suoi naturali retroterra, unito all’efficienza della rete ferroviaria nazionale ed internazionale, può fornire la risposta per quanto riguarda le merci. L’imbarco da Trieste di un numero sempre crescente di crocieristi sommato all’incremento dell’offerta turistica e alle esigenze di mobilità dei residenti può costituire uno dei motivi per incrementare i collegamenti aerei (cosiddetta “continuità territoriale”) e ferroviari. Solo un territorio al centro di un sistema di connessioni trasportistiche di eccellenza può essere competitivo!
Senza dimenticare l’attrattività sotto forma di offerta di servizi ed ospitalità per il turismo diversificati ed in grado di dare risposte a tutte le esigenze. Massimizzare la fruibilità della città e l’intuibilità di accesso a tutti i servizi necessari è la chiave di volta per farla diventare sempre più “tourist-friendly”.
Insomma, per massimizzare l’attrattività del territorio occorre rendere la pubblica amministrazione a misura di imprese e cittadini, garantire ad entrambi reti energetiche e digitali di eccellenza, assicurare reti trasportistiche efficaci ed integrate tra loro per merci e persone, garantire accoglienza, opportunità e meritocrazia ai giovani e servizi alle famiglie, diversificare e qualificare l’offerta turistica. E ciascuna “azione” deve essere strettamente coordinata con tutte le altre e articolata in “sottoazioni”, ciascuna dotata di misuratori di performance. La stessa struttura richiesta per il PNRR.
Questo è il terreno sul quale “AZIONE” lancia la sfida. Gli slogan ripetitivi, fatti di tre parole, sempre le stesse, li lasciamo agli altri!