Partiamo da una premessa, la flat tax esiste da sempre per le società di capitali (srl e spa) ed è una tassa che grava sugli utili delle imprese giuridiche. E’ stata progressivamente ridotta, negli anni, dal 37% a poco più del 20%, tale riduzione si è resa necessaria per attrarre gli investimenti esteri e rendere competitivo il nostro paese.
Diverso è parlare di flat tax per le persone fisiche che esiste solo per determinate tipologie di partite iva ed è stata introdotti in Italia nel 2008 e denominata Regime dei minimi. Il principio prevedeva una tassa del 20% per chi aveva fatturati inferiori ai 30.000 euro, costi non superiori a 15.000 euro e nessun dipendente.
L’idea era quella di agevolare le micro aziende semplificando la contabilità, riducendo al minimo gli obblighi fiscali. Nasceva per favorire una serie di piccole attività come ad esempio il calzolaio, la sarta, il piccolo artigiano che con questo regime potevano garantirsi uno stipendio anche con poche entrate visto che i costi fissi di gestione contabile e la tassazione erano ridotte al minimo.
L’obiettivo era quello di far ricomparire una serie di mestieri quasi scomparsi, in un contesto di attività chiuse negli anni per un mancato ricambio generazionale.
Una falsa flat tax
Va detto che il regime costringe a pagare tasse anche quando non si guadagna nulla, mi spiego meglio: le imposte sul reddito vengono calcolate sulla differenza tra costi e ricavi se quindi la vostra attività va male e i costi superano i ricavi le imposte sul reddito sono pari a zero. Ciò non avviene con il regime dei minimi e con l’attuale flat tax visto che la base di calcolo non è il guadagno ma il fatturato.
Il regime dei minimi è stato modificato nell’ultimo governo M5S/Lega, portando l’aliquota del 15% per i fatturati fino a 65.000 euro e impropriamente rinominato flat tax.
Va quindi detto che per metodo di calcolo l’attuale Flat Tax non è assolutamente una tassa piatta sul reddito come quella praticata da alcuni paesi. Ricordiamo anche che nessuna economia avanzata applica la Flat Tax, forse una domanda dovremmo farcela.
Qui di seguito i paesi dove la tassa è attiva:
Paese o territorio | Aliquota percentuale media |
---|---|
Abcasia[55] | 10% |
Belize[56] | 25% |
Bielorussia[57] | 13% |
Bolivia[57] | 13% |
Bosnia ed Erzegovina[58][59] | 10% |
Bulgaria[57][60] | 10% |
Estonia[61] | 20% |
Georgia[57][62][63] | 20% |
Groenlandia[64] | da 36% a 44% (variabile a seconda della municipalità) |
Guernsey[57][65] | 20% |
Guyana[66] | 33.33% |
Jersey[57][67] | 20% |
Kazakistan[57][68] | 10% |
Kirghizistan[65][69] | 10% |
Macedonia[57][65][70] | 10% |
Madagascar[71] | 20% |
Mongolia[72] | 10% |
Ossezia del sud[73] | 12% |
Romania[57][62] | 10% |
Russia[57][62][74] | 13% |
Seychelles[57] | 15% |
Timor Est[75] | 10% |
Transnistria[76] | 10% |
Turkmenistan[77] | 10% |
Ungheria[57] | 15% |
Come funziona in Italia
L’intento iniziale è venuto a mancare e ha incluso tra i beneficiari percettori di reddito che guadagnano ben più di un normale stipendio, il beneficio ha portato anche una serie di distorsioni nel mercato come a suo tempo evidenziato da “Il sole 24 ore”.
- Chi fatturava poco oltre la soglia dei 65.000 euro ha fatto in modo di ridurre i propri ricavi per rientrare nella categoria (se l’obbiettivo fosse l’aumento del Pil qui saremmo molto lontani), in alcuni casi qualcuno potrebbe aver ben pensato di oltrepassare la soglia con incassi in nero.
- I lavoratori autonomi sarebbero favoriti rispetto ai dipendenti, portando molti di questi ultimi ad aprire una partita Iva per poi fare un lavoro da dipendente cosa vietata dal Codice Civile ma favorita da questa legge
- Il meccanismo di calcolo della tassa non prevede la deducibilità dei costi effettivamente sostenuti ma un semplice coefficiente di redditività che consente di ridurre la base imponibile, come si evidenzia in questo articolo. Ciò sfavorisce gli investimenti e favorisce le spese in nero che permettono all’imprenditore di risparmiare perlomeno l’iva altrimenti indeducibile.
- Il regime impedisce di portare in detrazione buona parte delle spese detraibili come gli interessi sul mutuo, le spese mediche, i figli a carico, ecc. di fatto sfavorisce le famiglie a favore dei single.
La flat tax non è sempre conveniente
Il paradosso di questa tassa (perlomeno nella versione italiana), è che oltretutto non è sempre conveniente. Le aziende che infatti hanno costi superiori a quelli forfettariamente riconosciuti (perchè hanno fatto investimenti e possono scaricare annualmente in quote d’ammortamento o semplicemente lavorano in uno di quei settori a basso margine) si vedono aumentare la reale pressione fiscale sul reddito.
Lo studio fatto da “Qui finanza” evidenzia come la nuova flat tax penalizzi i redditi bassi entro i 28.000 euro (che sarebbero agevolati con la tradizionale tassazione) e favorisca quelli oltre i 28.000 euro e fino ai 65.000 euro, un assurto che stravolge il buon proposito della legge.
Ricordiamo infine la posizione di Calenda che più volte si è espresso sulla questione.
Durante il suo intervento, Calenda, sostiene che proporre una tassa che favorisce i ricchi e non permette una redistribuzione del reddito è profondamente ingiusto, in un momento storico dove il differenziale tra ricchi e poveri ha un indice mai raggiunto prima, come registra Eurostat e come spiega ” il Messaggero ” in questo articolo.
Negli ultimi anni i poveri sono diventati più poveri e i ricchi sempre più ricchi. La classe media si è avvicinata a quella povera e la classe ricca si è elevata concentrando in poche persone grandi capitali. Il nostro sistema attuale di tassazione prevede per frazioni di reddito scaglioni progressivi. Lo scopo è far pagare di più a chi guadagna di più in modo da redistribuire su tutti questo extra gettito.
I sostenitori della flat tax ritengono che grazie a questo sistema i ricchi sarebbero favoriti e spinti a nuovi investimenti, la cosa è smentita però dall’Ocse che con i suoi studi ne dimostra la inefficacia sull’aumento del Pil. Il paradosso è che nemmeno il governo Lega/M5S aveva previsto un aumento del Pil con l’introduzione di questa tassa, facendoci concludere che questo regime fiscale non è solamente ingiusto ma anche inutile.
Responsabile comunicazione Azione Pordenone, condivide gli ideali di Calenda e i principi fondanti del movimento Azione.