(di Giorgio Perini, membro del Comitato direttivo di AZIONE del FVG e della provincia di Trieste, già attachè alla Rappresentanza Diplomatica Permanente d’Italia presso l’UE a Bruxelles)
30 miliardi per il caro bollette, magari in scostamento di bilancio, ma senza spiegare con quali strumenti e, naturalmente, accusando l’Europa di immobilismo (slogan: “se l’UE non si decide a muoversi deve farlo qualcun altro”). Questo è il disco rotto di Salvini.
Letta e Meloni dal canto loro hanno deciso di semplificare all’eccesso le rispettive posizioni sul PNRR: Meloni per la rinegoziazione ad ampio spettro, Letta per l’impossibilità, assoluta o quasi, di modificarla. Forse perché pensano che le sfumature siano troppo difficili da spiegare agli elettori? C’è da sperarlo, perché se ne fossero veramente convinti sarebbe ancora più grave!
Ma la verità è che, mentre l’UE viene accusata di lentezza ed incapacità decisionale, i nostri politici si azzuffano attorno ad ipotesi improbabili, perché nessuno li ha informati che la Commissione europea ha adottato tutta una serie di provvedimenti per affrontare l’emergenza energetica, e questo già dal mese di marzo, cioè si e no un mese dopo l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Dapprima con una normativa transitoria particolarmente favorevole, poi ulteriormente affinata nel mese di luglio, che consente di intervenire per alleggerire la bolletta energetica delle imprese con una gamma di modalità di intervento dello stato che vanno dalla possibilità di concedere fino a mezzo milione di euro, con minime formalità, per ogni singola impresa – ed è l’intervento più modesto- fino alla bella cifra di 50 milioni di euro (si, avete letto bene: cinquanta milioni) sempre per singola impresa, con tutta una serie di graduazioni intermedie! Il tutto originariamente previsto con scadenza alla fine dell’anno in corso, ma, alla luce del
protrarsi dell’emergenza, con ogni probabilità prorogato almeno fino a tutto il 2023.
Ma non solo: a luglio è stato approvato il programma denominato “REPowerUe”, finalizzato proprio a reagire alla crisi energetica dovuta alla guerra, con tre finalità: diversificare le fonti di approvvigionamento energetico all’Europa, promuovere il risparmio energetico e incrementare la produzione di energia pulita.
Solo a parole? Niente affatto, perché sono previsti 250 miliardi di euro per i 27 stati membri. Da trovare dove? In larga misura dai fondi del NGEU (il cosiddetto Recovery Fund) che, come noto, finanzia il PNRR nazionale. Ma come poteva il PNRR italiano, approvato dall’UE sempre a luglio scorso, tenere conto del programma “REPowerEU”? Non poteva, ed infatti è la stessa Commissione europea ad invitare gli Stati membri ad aggiungere un capitolo ai rispettivi piani di ripresa e resilienza, per orientare una parte degli investimenti verso le priorità del REPowerEU ed attuare le riforme necessarie!
E allora, quando i nostri politici si scontrano sullo slogan “modifiche sì o no al PNRR”, perché non c’è nessuno che chieda loro di giustificare le loro posizioni? Forse perché nessuno sa di cosa parla? Ben amara prospettiva attende il nostro Paese se continueremo a parlare di immobilismo dell’UE per nascondere la nostra inadeguatezza!