UNA PROPOSTA INNOVATIVA PER LA REGIONE FVG
IL COSTANTE DECLINO DELL’AFFLUENZA ALLE URNE
Dopo la costituzione come Regione autonoma a statuto speciale, in Friuli Venezia Giulia si è votato dodici volte per il rinnovo del Consiglio Regionale incluse, dopo la riforma costituzionale del 2001, quattro elezioni dirette del Presidente della Regione.
Nei primi venti anni (dal 1964 al 1983) si è registrata una affluenza stabilmente superiore all’88%, dal 1988 in poi l’affluenza è costantemente diminuita (salvo un leggero rialzo nel 2008) fino a far registrare nel 2018 il dato minimo assoluto: 49,61%: meno di un elettore su due si è recato alle urne.
E’ chiaro che il principale motivo della ridotta partecipazione alle urne va individuato nella crescente disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, ma non va trascurato il fatto che negli ultimi decenni le abitudini sociali si sono assai modificate. Oggi le persone, soprattutto i giovani, si spostano sempre più frequentemente, per motivi di studio, di lavoro, di turismo, per attività sportive, per dar vita a relazioni affettive, per ragioni di salute e mille altri motivi. E’ sempre più frequente il caso che a un elettore capiti di trovarsi lontano dalla propria residenza in occasione di una tornata elettorale. Parallelamente il numero degli appuntamenti elettorali è andato progressivamente infittendosi: dal dopoguerra ai primi anni 70 si votava due volte ogni 5 anni, una per le elezioni politiche e una per le elezioni amministrative. Adesso, tra elezioni per il parlamento europeo, elezioni regionali, referendum vari e ricorrenti casi di elezioni anticipate o suppletive, non passa anno senza che i cittadini non siano chiamati almeno una volta alle urne.
Se una volta, per uno studente fuori sede o per un lavoratore emigrato, le elezioni potevano essere l’occasione per ritornare a casa per qualche giorno, beneficiando delle riduzioni sul costo dei biglietti aerei o ferroviari, adesso l’idea di dover modificare i propri programmi, affrontare un viaggio a volte di centinaia di chilometri e sostenere dei costi non trascurabili per esercitare un diritto costituzionale con una procedura che dura solo pochi minuti, fa sì che una percentuale sempre crescente di elettori rinunci a esprimere il proprio voto.
IL CASO DEI RESIDENTI ALL’ESTERO
Particolare attenzione merita il caso dei cittadini iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Con la legge di modifica costituzionale n. 1 del 17/01/2000 e con la successiva legge attuativa n. 459 del 27/12/2001 è stata data ai cittadini residenti all’estero la possibilità di votare per corrispondenza in occasione delle elezioni politiche (partecipando alla scelta dei rappresentanti della apposita Circoscrizione Estero, che – dopo la riduzione del numero dei parlamentari – attualmente conta 8 deputati e 4 senatori) nonché dei referendum abrogativi o confermativi. Tale possibilità non viene però prevista per le elezioni amministrative nonostante i cittadini iscritti all’AIRE rimangano iscritti nelle liste elettorali del Comune di provenienza. Questo aspetto è di particolare rilevanza per il Friuli Venezia Giulia, che conta (dati aggiornati al 31/12/2018) ben 184.119 iscritti all’AIRE, di cui 151.162 maggiorenni e aventi diritto di voto, una percentuale del 15,20% dell’intero corpo elettorale, ben maggiore della media nazionale che è pari all’8,78%. Al momento per questi cittadini, l’unica possibilità per poter partecipare alle elezioni regionali e comunali è quella di recarsi fisicamente alle urne nel Comune nelle cui liste elettorali risultano iscritti.
IMPEDIMENTI PER MOTIVI DI SALUTE
Va poi rilevato che un certo numero di elettori, pur trovandosi il giorno del voto presso il comune di residenza, possono avere difficoltà o essere materialmente impediti a raggiungere fisicamente il seggio elettorale, se non altro perché, a causa, del progressivo invecchiamento della popolazione, il numero di anziani con difficoltà motorie è in costante aumento. Col sopraggiungere della pandemia di COVID a questo problema si è aggiunto anche l’obbligo di quarantena per le persone positive al tampone o che erano state a contatto con altri positivi. In occasione del referendum confermativo del 20/21 settembre 2020 e della concomitante tornata di elezioni amministrative l’affluenza alle urne ne ha certamente risentito. E’ vero che in questa occasione era stata espressamente prevista la possibilità di raccogliere a domicilio il voto degli elettori in quarantena, sta di fatto che la macchinosità del sistema di prenotazione e la complessità delle procedure di sicurezza volte a prevenire la possibilità di contagio per gli operatori ha fatto sì che questa possibilità fosse utilizzata in maniera del tutto residuale.
Tutti questi problemi potrebbero essere risolti introducendo la possibilità del voto elettronico.
LA DIFFUSIONE DELLE PROCEDURE ONLINE
Non c’è dubbio che negli ultimi trenta anni l’informatica abbia modificato radicalmente le nostre vite. L’invenzione dei personal computer, la diffusione di internet, l’avvento dei telefonini e in particolare degli “smartphone” hanno reso possibile a un numero sempre crescente di cittadini di eseguire in tempo reale e da remoto tutta una serie di operazioni che prima richiedevano la presenza fisica delle persone in un determinato spazio e in un determinato orario. I telefonini non servono più solo per conversare, comunicare, fotografare, socializzare, ascoltare musica, leggere il giornale, guardare film e serie TV, seguire la partita, conoscere l’ora, consultare le previsioni meteo, misurare la propria attività fisica; con i telefonini è ormai possibile pagare, acquistare, incassare lo stipendio, prenotare un ristorante o una visita medica, richiedere un certificato, e tanto altro ancora.
Il diffondersi della pandemia di Covid.19 e le conseguenti limitazioni alla mobilità hanno enormemente aumentato l’utilizzo delle procedure online da parte di tutti i cittadini: non si tratta solo della sempre maggior diffusione degli acquisti on-line. Il Governo ha infatti deciso di ricorrere a procedure online anche per il tracciamento della malattia (anche se l’App “Immuni” non è stata scaricata da un numero adeguato di Italiani e si è rivelata sostanzialmente un flop), per l’insegnamento (la ben nota DAD, Didattica A Distanza), per l’erogazione dei sussidi (possibile solo con procedure online previa acquisizione della identità digitale tramite SPID), e infine per incentivare l’uso della moneta elettronica (con l’obiettivo di ridurre l’evasione fiscale) tramite il famoso “cashback” e la “lotteria degli scontrini”.
D’altronde il tema della digitalizzazione, sia per quanto riguarda il completamento delle infrastrutture fisiche (diffusione della banda larga) sia per quanto riguarda le procedure (dematerializzazione e accelerazione della pratiche burocratiche) sono uno dei principali settori di intervento del Recovery Plan e dei cospicui finanziamenti europei che verranno erogati per consentirne l’attuazione.
Quindi se, per interesse o per necessità, (quasi) tutti i cittadini stanno imparando a utilizzare gli strumenti informatici, perché non introdurre anche la possibilità di esprimere il proprio voto in forma digitale?
UN CASO DI SUCCESSO – L’ESEMPIO DELL’ESTONIA
Uno dei primi Paesi ad introdurre il voto elettronico, inteso non come utilizzo di macchinette per la compilazione delle schede elettorali presso i seggi, ma come possibilità di esprimere il voto a distanza tramite Internet, è stata l’Estonia, che ha adottato questo sistema a partire dal 2005.
L’Estonia è la più piccola delle repubbliche baltiche, con una popolazione di 1.340.000 abitanti su una superficie di 45.228 kmq; ha riacquistato l’indipendenza il 20/08/91 dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica ed è entrata a far parte dell’Unione Europea il 01/05/2004. Dovendo ricostruire ex novo – dopo la dominazione sovietica – il proprio sistema politico, sociale ed economico ha puntato da subito sulla innovazione e sulla digitalizzazione ed è ora uno dei Paesi all’avanguardia come velocità di connessione, utilizzo di pagamenti digitali, possibilità di disbrigo pratiche burocratiche online; tutto il Paese è in pratica un’enorme incubatore di start-up: per inciso va menzionato che la tecnologia Skype è stata sviluppata in Estonia.
In Estonia tutti i cittadini (compresi gli stranieri residenti in Estonia) dispongono di una carta di identità digitale, che è una “smart card” munita di chip abbinata a un codice segreto (PIN) con la quale è possibile certificare la propria identità, effettuare una firma digitale e accedere alla maggior parte dei servizi amministrativi e commerciali. La grande diffusione di questo strumento fin dai primi anni del XXI secolo ha consentito di avviare prima di ogni altro Paese europeo il sistema di voto digitale che funziona così. Da sei a quattro giorni prima della data delle elezioni, il cittadino che intende esprimere il suo voto tramite internet, per mezzo di un dispositivo elettronico (PC o smart phone) connesso a Internet e collegato a un lettore di “smart card”, accede al sito web del Comitato Elettorale Nazionale e conferma la sua identità tramite PIN; dopo la identificazione dell’elettore sullo schermo appaiono le liste di candidati relativi alla sua circoscrizione elettorale (con possibilità di visualizzare anche le liste dei candidati a livello nazionale); l’elettore indica il candidato prescelto, sullo schermo appare una richiesta di conferma, la scelta può essere rettificata o confermata con firma digitale (cioè inserendo un secondo PIN), dopo di che lo schermo indica l’avvenuta accettazione del voto.
Il programma di digitalizzazione massiva aveva l’obiettivo di rendere il settore pubblico più efficiente, efficace e attento ai bisogni dei cittadini, in particolare, con l’introduzione del voto elettronico, lo scopo del governo estone era quello di aumentare il tasso di partecipazione al voto e rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche. Per far questo il sistema di voto doveva essere il più semplice possibile e offrire lo stesso livello di segretezza e di fiducia del voto tradizionale. Pertanto il voto deve essere uniforme e segreto, solo chi ha diritto di votare deve poterlo fare, ogni elettore deve poter esprimere un solo voto, l’elettore non deve essere in grado di dimostrare per chi ha votato, il sistema di raccolta e scrutinio dei voti deve essere sicuro, affidabile e responsabile.
Il sistema di voto elettronico estone ha infatti queste caratteristiche:
- Il voto elettronico non è obbligatorio, ma è una opzione aggiuntiva che viene offerta all’elettore; rimane sempre la possibilità di esprimere il voto recandosi di persona ai seggi elettorali, ma è anche possibile votare presso le ambasciate o per corrispondenza (se ci si trova all’estero) o votare anticipatamente presso i seggi in caso di assenza il giorno delle elezioni.
- Ogni elettore può votare una volta sola (nel momento di registrare la propria identità l’archivio digitale verifica immediatamente se l’elettore ha già votato)
- Il voto elettronico può essere corretto in qualsiasi momento prima della chiusura dei seggi. (nel caso il cittadino desideri rettificare il proprio voto, il voto precedentemente espresso viene automaticamente eliminato)
- L’elettore non può dimostrare per chi ha votato (non sono consentite le funzioni di stampa o di “screen-shot” della scheda elettorale compilata)
- Se l’elettore decide di recarsi di persona ai seggi, al momento della identificazione l’eventuale voto elettronico viene automaticamente eliminato)
- La segretezza del voto è affidata a un duplice sistema di criptazione/decrittazione; al momento di inserire la firma digitale il dato sulla identità viene inviato al collegio elettorale locale (che può così verificare che la medesima identità non venga utilizzata per più voti) mentre il dato sul voto espresso (criptato) viene inviato all’ente elettorale preposto al conteggio: in questo modo nessun ente pubblico possiede simultaneamente i dati necessari a collegare votante e preferenza espressa.
La possibilità di rettificare in qualsiasi momento il proprio voto è stata voluta dal parlamento estone per escludere la possibilità che qualcuno possa essere obbligato a formulare il proprio voto sotto costrizione o sotto sorveglianza di altri: un problema che nelle repubbliche ex-sovietiche è particolarmente sentito ma che è di attualità anche in Italia, soprattutto nelle regioni dove la criminalità organizzata è particolarmente presente.
Il sistema di voto elettronico è stato approvato dal Parlamento Estone nel 2003 (poco prima dell’ingresso dell’Estonia nell’Unione Europea) e utilizzato la prima volta nel 2005 per le elezioni amministrative: in quell’anno solo 9.287 cittadini, pari all’1,85% dei votanti scelse di utilizzare la possibilità di voto elettronico. Da allora in Estonia si sono svolte altre 10 tornate elettorali, tra elezioni politiche, europee e amministrative, e la percentuale del voto elettronico è andata costantemente aumentando: nel 2019 per le elezioni politiche, hanno votato tramite internet 247.232 cittadini estoni, pari al 43,75% dei voti validi espressi, dimostrando il crescente gradimento dei cittadini estoni a questa modalità di voto.
In nessuna di queste tornate elettorali si è mai registrata una contestazione sulla validità dei voti espressi o sui risultati dello spoglio del voto elettronico. Le operazioni di voto sono state monitorate e validate da osservatori internazionali. La fiducia dei cittadini estoni nelle istituzioni democratiche si è pertanto considerevolmente rafforzata.
ADOTTARE IL VOTO ELETTRONICO IN FRIULI VENEZIA GIULIA
AZIONE è convinta che anche in Friuli Venezia Giulia sia necessario contrastare la crescente disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche e che i tempi siano maturi per l’introduzione del voto elettronico e pertanto propone formalmente al Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia di avviare i necessari atti normativi per dare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia la possibilità di votare tramite internet nelle prossime elezioni regionali e nelle successive tornate di elezioni amministrative.
Ci sono una serie di ragioni per cui tale sperimentazione può essere condotta con successo proprio in Friuli Venezia Giulia. Infatti:
- La Regione FVG ha competenza legislativa sulle elezioni regionali e amministrative e quindi può introdurre questa modalità di voto indipendentemente dal resto del territorio nazionale
- Il numero di iscritti all’AIRE è particolarmente elevato e questa modalità consentirebbe di elevare significativamente il tasso di partecipazione
- La scadenza per le prossime elezioni regionali è il 2023 e quindi il tempo per predisporre gli atti normativi è adeguato
- La regione ha già distribuito a tutti i residenti la Carta Regionale dei Servizi, una smart card con chip che può essere benissimo utilizzata anche a questo scopo
- La diffusione della identità digitale SPID può rendere superfluo l’utilizzo dei lettori di smart card e consentire di effettuare tutte le operazioni con il solo smart phone da qualunque località da dove sia possibile connettersi a internet
- Il numero di residenti in FVG è molto simile a quello dell’Estonia e quindi si può far tesoro di quella esperienza anche da un punto di vista logistico e organizzativo
- Tramite INSIEL la Regione dispone di una società che ha tutte le competenze necessarie a mettere a punto il software applicativo.
Non è superfluo ricordare che la Regione Friuli Venezia Giulia, con la Legge Regionale 28 del 18/12/2007 (Disciplina per il procedimento dell’elezione del Presidente della Regione e del Consiglio Regionale) ha già espressamente previsto (articolo 68) “l’introduzione di sistemi di voto elettronici finalizzata ad accelerare e semplificare le operazioni di voto e di scrutinio, a garantire una maggiore trasparenza e ad eliminare gli errori nell’espressione del voto e nelle operazioni di scrutinio”. L’articolo 69 prevedeva, anche avvalendosi della collaborazione di altre amministrazioni pubbliche, la predisposizione di uno specifico progetto, con l’impegno, entro centoottanta giorni dall’approvazione del progetto medesimo, di un apposito disegno di legge che disciplinasse le nuove procedure elettroniche, contemplando inoltre (articolo 70) la possibilità di introdurre in via sperimentale tali sistemi in singole sezioni o in singoli comuni.
Non risulta che tali buoni propositi abbiano finora registrato passi concreti verso la loro attuazione, sta di fatto che nel frattempo la tecnologia ha fatto importanti progressi e il voto elettronico adesso può essere visto non solo come un sistema per velocizzare le operazioni tradizionali di voto e scrutinio ed eliminare i possibili errori di voto o di scrutinio, ma soprattutto come strumento per consentire l’esercizio di questo fondamentale diritto costituzionale anche a chi si trova nella impossibilità o anche solo nel grave incomodo a recarsi di persona ai seggi.