Che il RF faticosamente varato questa estate rischiasse intoppi e mine vaganti sul terreno era evidente da subito. In particolare i Paesi frugali guidati dall’Olanda di Rutte, che non erano stati mai convinti di erogare soldi a Paesi ritenute cicale quali l’Italia, pretesero garanzie, programmi, verifiche e ora giocano su tempi che rendano difficile per Paesi inefficienti come il nostro di effettuare in concreto le spese delle attività finanziate e autorizzate. La chiave per svuotare l’attuazione ordinata del RF la forniscono i Paesi di Visegrad: Polonia ma soprattutto Ungheria che mette il veto sulle condizionalità a criteri liberali e di democrazia calpestati da Presidenti, fautori della democrazia illiberale come Orban. Proprio i frugali già questa estate si distinsero per la richiesta di misure contro l’autoritarismo galoppante nell’Europa orientale e alla fine si trovò il compromesso, auspice la Merkel con Conte, interessatissimo a chiudere la vicenda anche per non utilizzare il MES, ma ora alcuni nodi vengono al pettine. Il trionfalismo di tanti grilli per il risultato conseguito sbandierato senza condizionalità e come se si avessero già i soldi in tasca è stato smentito subito. I programmi devono ancora essere fatti e siamo in ottobre, poi dovranno essere valutati, accettati, finanziati, e realizzati in tempi rapidi e precisi con verifica in itinere. Tutta altra musica. Ma lo scoglio attuale è funzionale alle esigenze sia dei paesi di Visegrad, sia dei frugali e non sarà facile per la Merkel trovare un compromesso…..il primo è già stato rifiutato da Orban ed è considerato dai frugali, ma questo è un dato oggettivo, un cedimento in quanto depotenzierebbe di molto la richiesta agli illiberali di restare nel recinto dei valori europei. Staremo a vedere.Intanto segnalo che Azione Trieste ha organizzato un incontro webinar molto interessante e qualificato sulla questione ungherese e più in generale delle democrazie illiberali che potrà essere seguito sulla pagina facebook di Azione Trieste come da locandina