Apprendiamo dal comunicato stampa della Regione FVG che è giunto al suo termine il percorso di chiusura del centro di sviluppo montano Innova FVG, un lavoro faticoso e complesso che nonostante le rassicurazioni del titolo, lascia un po’ di amaro in bocca. E’ infatti ovvio che con questo provvedimento la montagna perde uno strumento di innovazione che era nato specificatamente per le terre alte, ritrovandosi così, una volta ancora, senza le strutture che erano state finanziate per controbilanciare lo svantaggio competitivo nei settori dell’innovazione, della logistica e dell’accesso alle nuove tecnologie (leggasi digital divide infrastrutturale e culturale).
Uno svantaggio settoriale che ovviamente non impedirà alla montagna di svilupparsi nei settori che le sono più congeniali, primo tra tutti la silvicoltura, ma anche il turismo montano, l’allevamento, l’agricoltura montana e quel faticoso artigianato che solo le mani di montagna hanno ancora la passione di fare.
Quello che però rimane da chiarire a livello programmatico è se sia stato deciso di avviare una specializzazione della montagna in tali settori. Sarebbe utile conoscere l’orizzonte di un provvedimento perché in tal caso potremmo anche discutere sull’opportunità delle scelte per raggiungerlo. Gli attuali rappresentanti politici in regione vogliono creare un “distretto della montagna” che si occupi solo di bosco, turismo e agricoltura montana – quest’ultima peraltro in grado di occuparsi unicamente della sussistenza in assenza di un riordino fondiario?
Credo che sia una domanda legittima, se non altro per non perdere tempo in sterili discussioni che, come spesso accade, vengono smentite presto o tardi dalla cinica realtà dei fatti.
Montagna e Innovazione
un’accoppiata vincente?
Certo l’esperimento montagna & innovazione nasceva zoppo, era ovvio che abbinare due termini così lontani non sarebbe stato facile e nemmeno conveniente, e forse è anche per questo che nessuno è responsabile dei fondi assorbiti con ben modesti risultati, da Innova Fvg dopo e da Agemont prima. Ma vorremmo almeno si avesse il coraggio di ammettere che far affluire innova Fvg in Friuli Innovazione non è riallocare, ma abdicare ad una funzione specifica senza pensare ad alternative, portare a valle perché la cosa non stava in piedi, senza tenere conto che il “non stare in piedi” era all’inizio il senso dell’operazione.
E’ sicuramente vero, visto questo smembramento, che nella pratica né Agemont né Innova FVG, pur massicciamente finanziati, hanno dimostrato di saper produrre economia, ed è altrettanto vero che l’operazione di far confluire il tutto in un luogo più “vincente” è una mossa economicamente corretta, non è questo il tema del ragionamento (anche se si potrebbe discutere sulla frase “un piano coraggioso e lungimirante” che fa venire in mente il proverbio chi si loda si imbroda).
Però leggendo la home page del consorzio Innova Fvg scopriamo che “È un organismo di ricerca specificatamente concentrato sullo sviluppo del territorio montano” e perciò vorremmo capire come farà Friuli Innovazione a svolgere tale funzione, dal momento che, più che giustamente dichiara la seguente mission:“Il nostro compito, in particolare, è quello di favorire la collaborazione tra ricercatori e imprese e l’impiego industriale dei risultati scientifici e tecnologici prodotti dalla ricerca” e prosegue poi con più che legittimo orgoglio:”Friuli Innovazione non dispone di alcun fondo di funzionamento e quindi di risorse pubbliche destinate a sostenere la sua operatività. Si basa sulla capacità di offrire in modo competitivo servizi alle imprese, sia consulenziali sia di insediamento nelle strutture del Parco Scientifico e Tecnologico Luigi Danieli di Udine, e di presentare progetti ai bandi competitivi (europei, nazionali, regionali)”.
Forse abbiamo rinunciato a fare innovazione in montagna? Se questa è la scelta di indirizzo della politica regionale, vorremmo sentirlo dire chiaramente: siamo montanari e siamo abituati alla dura realtà.
Rimane infine la curiosità di come siano stati spesi i soldi in questo ipotetico sviluppo del territorio montano. Temo però che come al solito scivolerà tutto nelle nebbie dell’oblio. In compenso una buona notizia, tutti i posti di lavoro verranno mantenuti, nessuno perderà quello stipendio che si è dimostrato così ben speso nelle denominazioni precedenti, ben consapevoli, sia ben chiaro, che il pesce puzza sempre dalla testa.